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Immagine del redattoreNovella Spanò

Venezia Mon Amour



Arriviamo a Venezia nella tarda mattinata del 5 marzo. Mancavamo dal lontano 2009.

Inutile dire la contentezza e la gioia incontenibile dell’essere arrivati in Laguna.

Questa volta una particolarità che ha reso il viaggio incredibile, l’assenza di stranieri con pochissimi turisti locali poiché in periodo Covid con tutte le restrizioni del caso.

Questo ci ha avvantaggiati e concesso tre giorni di lavoro pieno, di riprese fatte con buon piglio grazie a giornate miti e soleggiate.

Abbiamo deciso, dopo una ricognizione sul territorio, che volevamo puntare su luoghi “culto” di Venezia, realizzare una prima puntata di un nuovo format sul food che vedrete presto cercando di raccontare quello che a Venezia c’è, il cibo della tradizione lagunare cucinato e servito ancora nel “bacari”, antiche osterie veneziane che oggi sono state rilanciate da giovani imprenditori del settore e che sono punto di ritrovo per veneziani e non solo.

Proprio lungo le “Fondamenta della Misericordia” lo sguardo si è posato sul “Paradiso Perduto”, storico locale veneziano il cui fondatore, Maurizio Adamo, ha ceduto da qualche tempo a giovanissimi ristoratori cresciuti sotto la sua egida.

Un luogo che è innanzitutto un ritrovo dove ascoltare musica dal vivo e stare insieme con questa forma incredibile di nave al suo interno, completamente rivestito di legno, suggestivo e antico.

La cucina è un divertente melting pop di “cose di casa”, tra piatti rigorosamente veneziani influenzati da una cucina dell’estremo Sud d’Italia, fatta di tanta memoria che Maurizio, figlio di siciliani, ha voluto conservare e reinventare.

Ecco perché accanto a un piatto di sarde in saor con ricetta segreta…puoi gustare le classiche crocchè di patate palermitane così come dopo un piatto di bigoli torchiati in casa con i caparossoli (vongole veraci di laguna) puoi ordinare la piovra alla mediterranea condita con pomodori secchi, olive e capperi. Un menu di bontà fatto di tanto pesce locale, accompagnato sempre dalla polentina che da queste parti non manca mai, che ci parla di un territorio ancora ricchissimo e di un mare pescoso e prodigo.

Maurizio è un uomo gentile e originale, un architetto con la passione per un’urbanistica sociale, che includa e rispetti gli uomini dentro le città, che si indigna per tutto ciò che mette a repentaglio la natura e le sue regole. La sua Venezia è ormai tramontata ma nelle sue parole non c’è solo rimpianto ma ancora tanta voglia di vivere.

Decidiamo con lui di trascorrere un’intera domenica in barca, tra riprese e chiacchiere, in giro per la laguna, visitando la Dogana e giungendo fino al Forte di Sant’Andrea sull’isola omonima, dove nel 1743 venne rinchiuso Giacomo Casanova.

Il panorama da lì è incredibile e ti da il senso di cosa fosse la Serenissima, con la sua flotta spiegata in questo distretto di mare che guarda lontano. L’acqua è cristallina, verde smeraldo.

Questa parte di Venezia ci mancava. Da turisti non avevamo avuto la possibilità di allontanarci così tanto dalla città. San Marco la vediamo in lontananza con il suo campanile che svetta su tutto. Torniamo nel pomeriggio quando ormai la luce inizia a calare e il freddo della laguna a salire e gelarci le ossa.

Ci salutiamo con Maurizio con grande affetto e riconoscenza, perché vivere un’esperienza del genere ti fa sentire a casa e Venezia è ormai un pò casa nostra.

Ringraziamo Anna, nuova “locandiera” del Paradiso Perduto, eccezionale conoscitrice di cibo e prodotti ma soprattutto amante di un luogo, Venezia, che rispetta e sa valorizzare.

E ancora ringrazio di cuore Irene Consoli, altra “castellana” de l’Abbazia e veneziana doc che ci ha accolto con simpatia, donna generosa e piena di energia, grande amica del ritrovato Emilio.

Un viaggio che non dimenticheremo, fatto di buon cibo e tante anime belle.








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